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20.12.11

COME SALVARE I POPOLI E NON I BANCHERI...


Fondazione Guido Piccini
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Come salvare i popoli e non i banchieri?




La lotta per la riconfigurazione dell’ordine mondiale nell'attuale crisi   (II)

La crisi attuale è l'espressione di una lotta per una nuova redistribuzione della ricchezza globale, una redistribuzione che non presuppone più il controllo di territori geografici, come nelle precedenti guerre mondiali. Il capitale finanziario mondiale combatte da più bacini d’influenza per instaurare un ordine mondiale sotto la sua egemonia con la creazione di uno Stato globale. Si tenta di gestire, come soggetto sociale, una nuova forma di organizzazione delle relazioni di potere a livello mondiale. Questa crisi, paradossalmente, apre spazi per l’affermazione di un soggetto popolare senza frontiere. Una ribellione sempre più globalizzata può generare un soggetto collettivo e generare un cambiamento che dà vita a una nuova civiltà. La crisi apre anche strade per scontri sempre più aperti tra grandi blocchi capitalistici per impedire di rimanere subordinati. Gli stessi scontri danno luogo a restaurazioni neoconservatrici per preservare il potere costruito nel corso degli anni. I movimenti xenofobi e l'ascesa del neofascismo di oggi si basano sull’esclusione crescente, come negli anni ‘20 del secolo scorso.
Dall’esclusione e dall'aumento dell’esercito industriale di riserva deriva la perdita di diritti economici e sociali, cioè una perdita di cittadinanza. La crescente esclusione nei paesi periferici genera ribellioni che sfidano l'attuale sistema escludente. Nei paesi centrali, invece, si rivendica la legittimità dell’inclusione senza mettere in discussione il sistema. Di conseguenza, si diffonde la richiesta del diritto di legittimazione della mia inclusione a costo dell’esclusione di altri. Sostituendo un modello di esclusione, attraverso il meccanismo del mercato oppure tramite l’appartenenza o no a una determinata condizione culturale, razziale, di origine nazionale, ecc., si disumanizzano sempre più le relazioni sociali. Storicamente, la borghesia, o parte di essa, ha capitalizzato attraverso il populismo le richieste corporative in un Stato corporativo. I progetti fascisti popolari, alla fine, si sono subordinati al progetto
borghese. Tutto ciò, aumentava il rischio di una guerra mondiale1.
Oggi, i settori che perseguono l’imposizione di un potere globale seguono un'altra logica.
L’analisi di Formento e Merino sottolinea in modo particolare come «per le reti globali diviene indispensabile il superamento degli USA come unica superpotenza mondiale e muoversi verso un nuovo modello imperialista senza un paese centrale come potenza egemone escludente (...)».
In questo senso, gli Stati Uniti rappresentano ora un ostacolo per il loro ruolo di paese central egemonico unipolare unilaterale o trilaterale per lo sviluppo degli interessi angloamericani globalisti. Il blocco di potere anglo-americano-globale può contare sul settore dei capitali finanziari transnazionali con reti di maggior sviluppo globale come, tra gli altri, City Group, Lloyd´s Bank, HSBC, la rete Rothschild, Shell, Barclays. In termini politici questo gruppo è meglio rappresentato dai democratici a partire dall’amministrazione Clinton e oggi
dall’amministrazione Obama, con Madame Clinton in prima linea.
Per le reti globali, continuano Formento e Merino, «devono esistere solo colonie non paesi colonizzatori; anche questi diventano territori da colonizzare». Si tratta di un imperialismo esteso in una rete gerarchizzata di città finanziarie globali: New York e la City di Londra come asse centrale, con i relativi nodi locali a Parigi, Tokyo, Shanghai, Francoforte, Mosca, Singapore, Hong Kong, Dubai, Abu Dhabi, Bombay, Sydney, Johannesburg, San Paolo, Buenos Aires, Messico, ecc. Queste city sono i nodi principali che dovrebbero dar forma allo Stato Globale e dove verrebbe decisa la divisione globale del lavoro assegnando le funzioni da compiere in ogni area regionale.
A tale politica si oppone il blocco di potere all’interno degli USA. Queste forze conservatrici cercano di mantenere ad ogni costo il dominio del potere nordamericano come potenza egemone. Per questo è necessario salvare il dollaro come valuta mondiale; conservare la loro potenza militare; rafforzarsi dinanzi ad altri blocchi. Il loro progetto politico difende ancora la necessità dei controlli geografici. Nella loro logica è necessario annettere l’America Latina
attraverso Accordi bilaterali di Libero Scambio (TLC) e consolidare un piano di difesa continentale. I progetti latinoamericani come ALBA, UNASUR o Consejo de Defensa del Sur vanno contro questa politica. Lo spiegamento della IV Flotta degli Stati Uniti coincise con il processo di formazione del Consejo de Defensa del Sur. Nello stesso tempo in cui si verifica il colpo di stato in Honduras, al fine di spezzare le possibilità di sviluppo di un blocco di potere sudamericano autonomo, vengono installate sette basi militari in Colombia per consolidare la piattaforma del Pentagono.
Il blocco di potere americano mira alla strategia di un unipolarismo unilaterale (Pentagono) o di blocchi regionali con il primato degli USA (Brzezinski), ma ora è sempre più difficile consolidare tale progetto. Questo blocco di potere, insieme al Pentagono, conta, tra gli altri, sul settore finanziario di JP Morgan, Bank of America, Goldman Sachs, sulle grandi case farmaceutiche, su Exon Mobil di Rockefeller. In termini politici, questo gruppo fu meglio
rappresentato dai repubblicani, sotto l’amministrazione Bush. La debolezza e la perdita di terreno in termini economici di questo settore di potere furono compensate con la politica militare. Dopo aver perso le elezioni di medio periodo nel 2010, la linea anglo-americana globalista trova gravi difficoltà a imporsi. Si apre, così, ancor più la strada per una terza  za costituita dai settori popolari che avanzano verso un progetto non-imperialista1.
Non si può escludere a priori che il capitale egemonico sarà in grado di dar vita a uno Stato globale, ma neppure il suo fallimento. Negli ultimi decenni si assiste a un’impressionante appropriazione della ricchezza sociale da parte di alcune piovre finanziarie. Riuscirono ad annettere molti paesi periferici, come l’America Latina, e oggi puntano le loro armi contro l’Unione Europea e gli stessi Stati Uniti. Attraverso la moltiplicazione del capitale fittizio in maniera piramidale, come titoli o diritti su una parte sempre maggiore di ricchezza reale prodotta ogni anno nel mondo, si ottiene un controllo effettivo sul suo processo di riproduzione.
Questo potere transnazionalizzato nella forma di Stato globale cerca di introdurre una propria moneta mondiale e di porre fine, con ogni mezzo, alla sfera d’influenza dell’euro e all’egemonia del dollaro2.
La crisi attuale, quindi, non è solo caos economico o panico che ne deriva, ma è lo scenario di un’“asta” di interessi per la gestione dei processi economici e politici a scala mondiale.
Questa “asta” avrà i suoi vincitori e i suoi vinti sia all’interno che tra le stesse potenze economiche. Anche negli Stati Uniti, c’è l’“asta” di interessi economici che trasformano la crisi finanziaria globale in una lotta politica strategica che acquisisce forma di guerra finanziaria- politica-mediatica. In questa situazione, il blocco di potere finanziario anglo-americano si spacca e lo scontro diventa sempre più profondo e globale. Formento e Merino segnalano, da un lato, il blocco finanziario conservatore americano yankee in evidente retrocessione e, dall’altro, il blocco del potere finanziario globalista. Quest’ultimo cerca di creare uno Stato globale senza frontiere geografiche né cittadini e non legato a nessuna area geografica, neppure negli USA; il territorio è, piuttosto, di carattere sociale. Questa nuova “territorialità sociale” implica e richiede una nuova forma di Stato: uno Stato-Rete Finanziaria con sovranità globale su un territorio sociale.
Le caratteristiche fondamentali dello Stato-Rete Globale possono essere così riassunte:
(a) costituzione di un governo globale articolato attraverso il G-20 come ambito del multilateralismo unipolare. A ciò si contrappone il multilateralismo multipolare voluto da altri blocchi di potere, che stanno lottando per non rimanere subordinati; possiamo citare qui il BRIC, con una certa egemonia cinese, l’Unione Europea e l’UNASUR; (b) sviluppo di una rete imperialista globale formata da una rete di city finanziarie come ambito di territorialità sociale; le forme statali sarebbero costituite dalle strutture di direzione
strategica della rete delle city. Il suo cervello sono le reti finanziarie globali con i fondi finanziari d’invesimento globale (FFIGs). A ciò si oppongono i blocchi di potere regionale precedentemente citati; (c) moneta globale elettronica attraverso diritti speciali di giro (DEG´s) del FMI o altre forme mantenendo sempre le reti finanziarie globali come centro (questa politica comporta la sparizione del dollaro come moneta egemonica e la scomparsa della Federal Reserve come banca centrale globale; a ciò si oppone il blocco finanziario nordamericano che cerca di mantenere e difendere l’egemonia del proprio paese);
(d) massima liberalizzazione del commercio mondiale attraverso l’OMC;
(e) sviluppo delle Forze Armate Globali attraverso la NATO e i caschi blu delle Nazioni Unite;
(f) democrazia globale virtuale-fittizia con maggioranze disorganizzate e smobilitazione sociale, in altre parole, cittadinanza globale suddita della sovranità mediatica finanziaria1.
Gli attacchi speculativi contro la crisi del credito del 2007-2008 avevano l’obiettivo di salvare le banche nei paesi centrali a causa dei debiti contratti. Fu allora che gli Stati si indebitarono per intervenire con un piano di salvataggio multimiliardario. La seconda ondata di attacchi speculativi si dirige verso i debiti pubblici contratti dai governi dei paesi centrali.
L’importanza delle agenzie di rating in questa ondata speculativa è molto grande. Parecchie entità, come ad esempio i fondi pensione, con investimenti miliardari, sono legate alla qualificazione del debito e per regolamento seguono automaticamente queste qualifiche. Quando si abbassa il rating del debito di un paese, la vendita di bond (obbligazioni) è massiccia e di conseguenza ne diminuisce il prezzo mentre aumenta il tasso d’interesse per i nuovi crediti che vengono concessi attraverso severe politiche di riassetto strutturale, ben note in America Latina dagli anni ‘80 del secolo scorso. Per dar vita allo Stato-Rete Globale è necessario subordinare sia l’Unione Europea e la zona euro come gli USA e il dollaro. Le minacce di bancarotta sono la sua arma. La depressione implica un crescente deficit rafforzando le probabilità di fallimento o bancarotta, come avvenne in Argentina nel 2002. In ultima istanza, il potere finanziario globale deve imporsi come potenza egemonica sulle aree attraverso il controllo di eserciti non collegati a uno Stato determinato, come nel caso della NATO.

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