La Calabria sorprende sempre, ha sempre
qualcosa da scoprire o rilevare al gentile viaggiatore che decide di accingersi
a visitarla. Protegge nelle sue zone più interne inestimabili tesori tanto da
farsi riconoscere come scrigno di tesori inestimabili.
La Calabria fu sotto il
dominio bizantino sino agli inizi dell’XI secolo, permettendo che la regione
conservasse la cultura e la lingua greca e che nel territorio si sviluppasse il
cristianesimo di rito bizantino piuttosto che di rito latino. L’Italia
Meridionale divenne in quei secoli una delle principali mete dei monaci
ortodossi provenienti dall’oriente, soprattutto a partire dal VII secolo dopo
la lotta degli iconoclasti.
In Aspromonte sorsero
moltissimi monasteri, soprattutto nella Vallata dell’Amendolara e nella
Vallata dello Stilaro e vi furono parecchi santi italogreci. Il
Katholikon – l’attuale basilica bizantino-normanna – fu edificato in
memoriam di San Giovanni Theristis. Il luogo di culto Bizantino,
appunto si trova nelle campagne del
Comune di Bivongi, in una vallata sovrastata dalle ripide pareti del monte
Consolino, denominata Vallata bizantina dello Stilaro, fa parte degli
insediamenti ascetici posti sulle pendici del Consolino e delle colline
circostanti.
Proprio
nella vallata dello Stilaro visse ed operò nel IX secolo San Giovanni
Theristis. Nel piccolo insediamento monastico posto tra le fiumare dell’Assi e
dello Stilaro, visse nell IX secolo San Giovanni, un umile monaco nato nella
Palermo occupata dagli Arabi. Ancora ragazzo scappò da Palermo su suggerimento
della madre ridotta in schiavitù dopo una razzia araba nelle campagne di Stilo.
Egli raggiunse la terra dei suoi padri e divenne cristiano ricevendo il
battesimo.
Giovanni,
divenuto monaco, visse santamente giungendo addirittura ad operare miracoli. Il
più noto è quello della mietitura del grano a Maroni, un fondo verso la marina,
che gli valse il titolo di Theristis . La fama dei miracoli di San
Giovanni giunse fino alla corte del Conte Ruggero il Normanno il quale concesse
al monastero generose elargizioni. Venne così costruito un edificio più grande.
Dopo la sua morte la sua fama
presso le popolazioni della zona crebbe così tanto che esse lo acclamarono
santo e divennero meta di pellegrinaggio i suoi luoghi ed il suo aghiasma
(fonte sacra).
Tra
il silenzio della località si erge l’area monastica tra le fiumare Stilaro e
Assi. Dedicata a S. Giovanni Theresìs (Mietitore), la basilica risale alla fine
dell’XI sec. Il monastero rientra tra gli insediamenti ascetici posti sulle
pendici del Consolino e delle colline circostanti, abitati da monaci dalla
cultura, dalla spiritualità e dall’ asceticismo così elevati, da far definire
questa zona la “Terrasanta del Basilianesimo in Calabria”. Tutto mi fa pensare
seppur con le dovute precauzioni del caso che il moderno monastero fosse
ubicato sui ruderi dell’antico monastero di Bivoges darò proprio qui l’antico
nome elleno della zona.
Esso
si sviluppò in periodo normanno come uno dei più importanti monasteri basiliani
nel Meridione d’Italia e mantenne splendore e ricchezza sino al XV secolo. I
suoi monaci erano molto dotti e possedeva una vasta biblioteca e ricchi tesori.
Il monastero cominciò a conoscere in seguito fasi di declino, come tutti i
monasteri greci della zona: nel 1457 il Visitatore Apostolico del Papa ne
constatava la decadenza.la basilica costituisce una chiara testimonianza
architettonica di transizione dall’epoca bizantina a quella latina. Infatti
presenta frammisti tra loro elementi architettonici bizantini e normanni.
La
basilica si presenta come chiesa bizantina, ma con dimensioni normanne.
Elementi dell’architettura normanna si notano all’intero, nei quattro pilastri
angolari e nella cupola. Mentre l’arte bizantina la possiamo riscontrare nei
muri perimetrali costruiti con strati di pietra concia e con cotto alternati,
contornati da lesene di mattoni posti di piatto e di coltello che in alto si
chiudono ad arco, nelle lesene all’esterno dell’abside che, intersecandosi,
formano archi ogivali ed insieme a tutto tondo arieggianti motivi
dell’architettura araba.
Tracce
di affreschi denotano come i muri della basilica siano stati affrescati già
dalla sua edificazione e la più notevole di queste raffigura il Santo Greco. Le
absidiole esterne e quella principale, gli spioventi delle stesse e dei bracci
del transetto, la cupola, con il tamburo contornato da 16 sottili colonnine a
mezzo tondo in cotto, che tutto sovrasta, offrono nell’insieme la visione di
una struttura protesa verso l’alto.
Nel 1600 una banda di briganti
creò molte difficoltà al monastero e nel 1662 i monaci lo abbandonarono
definitivamente per trasferirsi nel convento più grande di San Giovanni Theristis fuori le mura a Stilo, dove furono portate le reliquie di
San Giovanni Theristis e dei Santi asceti Nicola e Ambrogio.
Il
monastero dismesso nel corso del XVII sec, con il trasferimento dei monaci a
Stilo, fu scoperto da Paolo Orsi nel primo decennio del 1900,il quale per la
lontananza dal centro urbano e per la mancanza di una comoda viabilità nullà
poté fare per salvaguardarlo. Il San Giovanni fu “riscoperto” nel 1965 da
Franco Ernesto, allora sindaco di Bivongi, il quale si adoperò affinché il
monastero ed il Katholicon fossero conosciuti e salvaguardati. In quanto
gioielli di una cultura antica.
Maria
Lombardo
Consigliere Commissione Cultura
Comitati Due Sicilie
Centro Studi e Ricerche
Comitati Due Sicilie.
Consigliere Commissione Cultura
Comitati Due Sicilie
Centro Studi e Ricerche
Comitati Due Sicilie.
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